Duomo Domenica 4 Ottobre 1970
Mons. Carlo Ferrari con Emilia
Miei cari, la Parola di Dio oggi è annunziata in tutte le chiese del mondo perché appartiene alla liturgia di questa domenica, ma in Italia può avere un significato particolare. Non entriamo nel significato particolare che può avere questa parola di Dio oggi nella nostra Italia, non tanto in mezzo agli italiani, ma in mezzo a coloro che credono di avere su questo punto un mandato – voi avete capito a che cosa mi riferisco – da parte di tutti gli italiani.
Noi siamo in chiesa per ascoltare la parola di Dio, siamo in chiesa per confrontare la parola di Dio con la nostra parola di uomini e con la parola di tutti gli uomini. E’ certo che la parola di Dio è più saggia della parola degli uomini, perché la parola di Dio è quella che ha fatto l’uomo e non è semplicemente quella che interpreta l’uomo. Dalla parola di Dio è uscito l’uomo, cioè dalla sua potenza, dal suo umore paterno verso tutti le creature.
Noi ci troviamo con la parola di Dio in mano dinanzi a due momenti: il momento della creazione e il momento della redenzione. Tra questi due momenti c’è il peccato. Per risolvere la separazione, la distanza, l’opposizione tra questi due momenti c’è la croce, c’è il sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo.
Abbiamo udito come é concepito dal nostro creatore, dal nostro Dio il momento della creazione. L’uomo e la donna sono fatti l’uno per l’altro per essere una unità di amore simile alla unità di amore delle divine Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Per questo l’unità tra l’uomo e la donna postula, richiede un terzo che sono i figli. In questa trinità umana del padre, della madre e dei figlioli ci deve essere quello stesso amore, quello stesso legame, quella stessa unità che c’è, esiste ed è attuale tra il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo.
Ma sappiamo che il disegno di Dio è stato attraversato e” rotto” dal peccato che consiste nell’andare: contro questa volontà di Dio, contro questo disegno di Dio, contro la sua stessa sapienza e il suo stesso amore. Allora l’uomo e la donna hanno fatto fatica stare insieme. L’uomo e la donna e i figliuoli fanno fatica a costituire quell’unità di amore concepita da Dio, perché il peccato ha messo nel cuore dell’uomo, nel cuore della donna, nel cuore dei figlioli l’egoismo: la ricerca di se stessi e non la ricerca dell’altro, la ricerca della propria soddisfazione e non l’amore per la soddisfazione dell’altro. Di qui, le divisioni e tutte le conseguenze che oggi, addirittura, si vorrebbero riconoscere, legalizzare da parte degli uomini. E’ la stessa cosa che legalizzare il peccato. E’ la stessa cosa che legalizzare l’egoismo.
Dopo il momento della creazione c’è il momento della redenzione. Iddio, pieno di misericordia verso le sue creature, nonostante abbiano rotto il suo piano con il peccato, non le abbandona a se stesse ma viene loro incontro per mezzo del suo Figliolo fatto uomo, per portare nel mondo l’amore e la capacità di amarsi e, come ripetiamo tante volte, per togliere il peccato dal mondo, per togliere,quindi, l’egoismo che è la radice di ogni peccato e mettere al suo posto la capacità di amare.
Gesù non ha fatto questo in un modo qualsiasi, ma in un modo concreto, molto espressivo, molto deciso, in un modo divino e nello stesso tempo altamente umano. Per dimostrare che la salvezza viene dall’amore e quindi dalla distruzione dell’egoismo,ha accettato di morire in croce per noi e dopo avercene dato l’esempio dice: “Chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce”
Anche le persone possono diventare una croce perché possono diventare un peso. Possono sembrare espressioni banali, ma, quante volte la moglie può essere una croce per il marito e viceversa, quante volte i figlioli sono una croce per i genitori e quante volte i genitori possono essere una croce per i figlioli! Non si tratta di buttare via la croce. Si tratta di abbracciarla come ha fatto nostro Signore Gesù Cristo, per poter operare la propria salvezza attraverso il superamento dell’egoismo, della superbia e di tutti quei sentimenti che erigono una barriera tra noi e gli altri.
Gesù Cristo non ci ha dato soltanto l’esempio. Dalla croce di Gesù Cristo, Figlio di Dio, sgorga una sorgente di vita per quelli che credono, per quelli che sono inseriti in lui con il Battesimo. E’ a questa sorgente di vita che noi dobbiamo attingere per essere capaci di portare la nostra croce quotidiana, in particolare quella che riguarda le difficoltà dell’unità della famiglia. Queste croci si possono portare e possono diventare elementi di santificazione della nostra vita quando siamo aiutati da nostro Signore Gesù Cristo. Per essere aiutati da nostro Signore Gesù Cristo bisogna rivolgersi a lui nella preghiera.
Vediamo oggi tante famiglie disunite. Se potessimo avvicinare i membri di queste famiglie e chiedere loro: voi che siete andati in chiesa per celebrare il vostro matrimonio siete stati fedeli all’insegnamento della chiesa che nel nome di nostro Signore Gesù Cristo vi dice di pregare? Tutti i giorni pregate per avere da Gesù Cristo la grazia, la forza di sopportarvi gli uni gli altri e quindi di volervi bene sinceramente?
Nostro Signore Gesù Cristo è la sorgente della nostra forza per portare le nostre croci. Andiamo da lui che ci apre la fonte della sua vita attraverso la partecipazione del suo sacrificio nel sacramento della penitenza, dove andiamo a riconoscere e a confessare i nostri peccati,dove riceviamo il perdono dei peccati e dove, soprattutto, riceviamo la forza per non ricadere negli stessi peccati?
Se vogliamo seguire nostro Signore Gesù Cristo ed essere in condizione di portare la nostra croce, ci nutriamo del pane della vita? La vita è la vita cristiana, è la vita dell’amore, è la vita nella quale siamo chiamati a superare i nostri egoismi. Quando andiamo a fare la comunione andiamo ad attingere da Gesù Cristo la forza, la capacità di portare la nostra croce per superare noi stessi, per vivere una vita di amore sincero verso tutti?
Ecco chi è e che cosa fa Gesù Cristo. Gesù Cristo ci dà l’esempio ed è la sorgente di vita per noi, perché abbiamo la capacità di superare tutti i nostri egoismi per vivere secondo la legge dell’amore, ciascheduno nel proprio stato.
Cerchiamo allora di essere veramente cristiani, di capire Gesù Cristo e di seguirlo, accostarlo e viverlo nella nostra esistenza quotidiana. Qui c’è la soluzione dei gravi problemi che affliggono la nostra società, qui c’è la soluzione di tutte le difficoltà che ognuno può incontrare nella sua strada, per essere se stesso e per essere fedele ai suoi impegni.
Adesso, dopo aver ascoltato la parola di Dio, cerchiano di meditarla nel nostro cuore. Partecipiamo all’atto di amore con cui Gesù Cristo ci salva, ci viene incontro, si pone in mezzo a noi, in noi, per essere risurrezione dal peccato e vita nuova secondo Dio.
Gesù Cristo non ci propone il sacrificio e la morte a noi stessi come una condanna, ma ci propone il sacrificio, per arrivare alla gioia di aver superato noi stessi e soprattutto alla gioia di partecipare alla sua vita qui su questa terra, vivendo nella sua grazia e nell’altra vita vivendo nella sua felicità e nella sua gloria.
OM 290 duomo 70 – ore 17 Domenica 4 Ottobre 1970