Vi assicuro che ho capito meglio e sento più profondo
il valore insostituibile, per un’autentica vita ecclesiale
della devozione al Papa
Mons. Carlo Ferrari
In molte circostanze ho avuto la grazia di vedere il Papa, durante il Concilio, in udienze pubbliche e private, ma è la prima volta da quando sono a Mantova che compio la « visita ad Limina », cioè mi presento al Successore di Pietro per rendergli conto della vita della chiesa a cui presiedo e per essere « confermato », rassicurato che non mi affatico invano.
Al di fuori di ogni significato burocratico sono entrato nel vivo di un fondamentale evento della vita della chiesa, quello della carità che ne è l’anima e che si realizza al massimo livello ogni qual volta essa viene espressa tra coloro che portano la responsabilità primaria della missione della chiesa stessa, precisamente tra i vescovi che presiedono le chiese particolari e Colui che presiede alla carità di tutta la chiesa.
Questo è un momento di carica, di un impulso di comunione, di sicurezza, di conforto destinato, attraverso il Vescovo, alla rivitalizzazione di tutti i membri della Diocesi.
Io non ero solo davanti al Papa, c’ero per tutti: per i sacerdoti anzitutto, i quali condividono con me la responsabilità della missione della nostra chiesa, per i nostri seminaristi che si preparano ad affiancarsi a noi e a prendere il nostro posto, per i Religiosi e le Religiose che hanno un posto eminente nella vita della nostra chiesa, per i Laici, per le Famiglie nelle quali si ripercuotono più immediatamente tutti i problemi dell’esistenza umana.
A questo incontro mi sono preparato del mio meglio, con la preghiera e la penitenza di un’attività più intensificata e, ricordando ciò che faceva il mio don Orione quando andava dal nostro S. Pio X, mi sono confessato in S. Pietro, prima di concelebrare nelle Grotte con tutti i vescovi delle diocesi della Lombardia. Ho sentito il sostegno filiale e fraterno delle preghiere con cui ero accompagnato.
Ma intuisco come siate legittimamente curiosi di sapere come ho trovato il Papa. Rassicuratevi: il Papa, con i suoi ottant’anni sta bene. Ci è venuto incontro e ci ha salutato in piedi, trattenendosi con ognuno (eravamo diciassette !); si è poi seduto, camminando sicuro, e ci ha fatti sedere intorno a se. Con una padronanza di pensiero e di ricordi stupenda ci ha detto le cose che voi avete già letto e che avete l’opportunità di leggere nel nostro settimanale: le parole più fresche e più toccanti sono quelle che ripetutamente ha intercalato nel discorso.
Rimani stupito che una persona, che in quelle condizioni non può non sentire la fragilità della natura umana, sia tanto presente con viva lucidità a tutte le situazioni delle persone con cui interloquisce e, al di là di esse, con quelle di tutto il mondo. Ma quasi ti turba soprattutto il pensiero di trovarti davanti a colui che è stato « eletto » ad essere la più alta espressione di Cristo in mezzo a noi e per noi.
La gioia di incontrarsi coi fratelli quasi lo mette in imbarazzo per scegliere i mezzi più adeguati per esprimere ciò che visibilmente trabocca dalla sua anima: offre a tutti una originale riproduzione del ritratto, ritenuto il più fedele, di S. Carlo, un libro ricordo dell’Anno Santo, corone per il rosario, immagini e tante attenzioni per ciascuno di noi.
Vi assicuro che ho capito meglio e sento più profondo il valore insostituibile, per un’autentica vita ecclesiale, della devozione al Papa. La comunione a Cristo, nostro Salvatore, per una divina disposizione, si effonde nella comunione con Pietro, fondamento visibile, sacramentale dell’intero edificio della chiesa.
E’ sintomatico e sorprendente il movimento di attrazione in crescendo che si è determinato con l’Anno Santo e che non accenna a diminuire: I’afflusso imponente di gente da tutte le parti del mondo, di ogni condizione e anche di fede diversa per vedere il Papa. E’ un segno dei tempi ? E’ una risposta per chi ha il « complesso » della devozione al Papa ?
Stampa “La Cittadella” 1 Maggio 1977 ” da Di a Dio” pag. 332-333