Incontro con l’Azione Cattolica sul tema: Chiesa -Trinità- Eucaristia
Mi pare che sia passato un anno dal primo incontro e dalla prima conversazione e mi pare che sia logico continuare il discorso dell’anno scorso: “La Chiesa che si realizza nella parrocchia”.
Questo discorso lo riprendo alla distanza di un anno e, pur parlando sempre della Chiesa come si realizza nella storia del mondo, nella concretezza delle situazioni in cui ognuno di noi vive, voglio mettere delle premesse più profonde di quelle di allora.
Terrò un discorso sulle realtà che stanno prima e nel profondo di questo tema che oggi interessa tutta la Chiesa, tutta la cristianità e conseguentemente tutto il mondo. Questo discorso, che cercherò di svolgere in una conversazione, il più semplice possibile, ve lo faccio per due motivi. Primo. E’ il discorso che farò a tutta la diocesi a mano a mano che si presenterà l’occasione. E’ il discorso che faccio continuamente nelle occasioni più disparate.
Se tutte voi vi poteste incontrare e chiedervi che cosa ha detto il Vescovo quando è venuto nelle vostre parrocchie per la cresima o per la consacrazione di un altare o per rinnovare il pavimento o il soffitto, eccetera, tutte potreste rispondere: – ha detto che dobbiamo andare d’accordo, – che dobbiamo fare “una cosa sola”, – che siamo la famiglia dei figli di Dio, che dobbiamo essere la Chiesa di nostro Signre Gesù Cristo e concludere così:” dice sempre le stesse cose!”
Chissà per quanto tempo continuerò a dire le stesse cose, perché mi pare che i nostri discorsi debbano sempre essere dei discorsi fondamentali, dai quali si possano dedurre con facilità le conseguenze più ovvie per la nostra esistenza umana e cristiana! Quest’anno, questo discorso lo tengo ai nostri sacerdoti in occasione dei ritiri spirituali. L’ ho tenuto alle suore, ai dirigenti uomini di Azione Cattolica. Erano 150! Voi siete molto poche in confronto. Lo stesso discorso ripeto a voi questa mattina.
Il secondo motivo per cui vi tengo questo discorso è che questo tema è stato proposto per la vostra campagna di cultura religiosa col titolo Eucaristia. Il discorso si articola intorno a tre grandi realtà del cristianesimo, intorno a tre gruppi di idee. La realtà più immediata è la Chiesa, poiché diciamo: la Chiesa siamo noi. Dietro questa realtà della Chiesa, del mistero della Chiesa, del profondo della vita della Chiesa, e quindi del profondo della vita di ognuno di noi, c’è il mistero trinitario: Padre Figlio Spirito Santo che sono un solo Dio. Tra queste due realtà, si situa il mistero eucaristico che fa da tramite, da punto di incontro, da centro dinamico e vitale.
Il mistero della Chiesa. Si dovrebbe incominciare a parlare del Regno di Dio di cui la Chiesa è una espressione, una manifestazione, quasi il mezzo nel quale e attraverso il quale, il Regno di Dio si stabilisce nel creato, in mezzo agli uomini.
Che cosa intendiamo per Regno di Dio? Intendiamo che Dio sia Dio e che noi siamo noi, in un rapporto di creature rispetto al Creatore, ma soprattutto in un rapporto di figli verso questo Padre di immensa maestà e che ci ama di un amore infinito.
Come Iddio ha concepito questa realizzazione di rapporti per raggiungere tutti gli uomini e stabilire in mezzo a loro il suo Regno, cioè la sua presenza, l’attuazione del suo amore infinito e misericordioso? L’ ha concepita nel modo che la Sacra Scrittura, la Rivelazione, ci presenta ben chiaramente senza possibilità di dubbi e come la esprime il Concilio nel secondo capitolo della costituzione della Chiesa. Il Concilio apre il secondo capitolo sul popolo di Dio con un’affermazione importantissima che dice benissimo l’intenzione del beneplacito della volontà sovrana di Dio: “In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la giustizia, tuttavia Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse” Questa è un’affermazione perentoria, decisiva, che definisce come deve essere il cristianesimo.
Tutti i documenti della Rivelazione, dall’Antico al Nuovo Testamento, sono carichi di espressioni letterarie, di figure, di simboli che manifestano l’intenzione di Dio: di non volerci salvare individualmente senza nessun legame tra di noi, ma di volerci salvare personalmente con i legami che naturalmente abbiamo tra noi e con i legami che soprannaturalmente, cioè per un dono di grazia, diventano sempre più pieni e più decisivi rispetto alla nostra esistenza.
Che cosa ha fatto Iddio fin da principio?
Nella descrizione della creazione c’è un’affermazione: “Non è bene che l’uomo sia solo”. Questa solitudine dell’uomo, Dio la riempie con la presenza della donna, ma il discorso può riferirsi per ogni persona: non è bene che una persona sia sola. Questo “non è bene” ha un significato decisivo. La manifestazione della volontà di Dio, nel senso di rapporti personali che costituiscano di tutti gli uomini “una cosa sola”, i padri la riconoscono già nell’arca di Noè che è la prima figura della Chiesa, la prima realizzazione dell’intenzione di Dio, che tutto il genere umano superstite sia raccolto in un solo mezzo di salvezza.
Quando incomincia la storia della salvezza? Con la vocazione di Abramo.
Abramo sa dal primo momento che il suo destino è di essere il Padre, il capostipite, la radice di una moltitudine di persone più numerosa -secondo il linguaggio orientale – dei granelli di sabbia che ci possono essere sulla spiaggia del mare o nel deserto e più numerosa delle stelle che brillano nei cieli.
L’intervento di Dio nella storia della salvezza, per salvare il genere umano, diventa più evidente attraverso i compiti che Egli affida a Mosè. Con Mosè costituisce un popolo. Il fatto che Iddio consegna a Mosè le due tavole di pietra su cui è scritta la legge sta a significare la sua proposta di fare degli ebrei un popolo. Noi di quest’avvenimento storico, decisivo per il popolo di Israele e per l’umanità, facciamo la spiegazione storica dell’origine dei dieci comandamenti, invece i dieci comandamenti sono la carta costituzionale di un popolo.
Quelle due tavole di pietra sono la costituzione di Israele come popolo di Dio. Dio vuole, di una moltitudine di persone, fare un solo popolo. Iddio, per attuare la salvezza, approfondisce i suoi rapporti con questo popolo per mezzo dei profeti, dei re, dei giudici, ma attraverso questi suoi rappresentanti, si rivolge sempre a tutto il popolo costituito da singole persone.
Nella pienezza dei tempi Iddio porterà a compimento i suoi rapporti con il popolo, nel Figlio suo. Gesù Cristo viene nel mondo a compiere la volontà del Padre e con la sua predicazione non fa altro che parlare del Regno di Dio, della necessità di convertirsi per entrare nel regno di Dio Padre, non fa altro che parlare di Dio come suo Padre, di Dio come Padre di ciascuno di noi. “Il Padre in persona vi vuole bene”. Gesù descrive il Padre con i tratti più belli, più ricchi, più carichi dell’amore e con le parole più espressive della tenerezza e della misericordia.
Quando Gesù sceglie i dodici e li prepara perché diventino maestri e guide di questi figli del Padre, non fa altro che preparare la Chiesa, non fa altro che stabilire le fondamenta della Chiesa. Ad un certo punto, esplicitamente, pone la pietra visibile di questa Chiesa cambiando il nome a Simone di Giona in Pietra, perché su quella pietra egli vuole fondare la sua Chiesa.
Che cosa avviene quando nostro Signore Gesù Cristo dice, “consummatum est” dall’alto della croce? Avviene che ha compiuto veramente la missione affidatagli dal Padre. Avviene che dimostra di essere Colui che doveva venire per salvare gli uomini con la straordinaria forza che si realizza in lui nel mistero della resurrezione. Avviene che si verifica la promessa fatta da Dio, da tutti i tempi, per mezzo dei Padri, che avrebbe cambiato il cuore degli uomini, che avrebbe mandato il suo Spirito nel cuore degli uomini per trasformarli, per mettere in loro una nuova sorgente di vita: la sorgente della vita nuova.
Siamo a Pentecoste. Questo straordinario avvenimento ha la sua raffigurazione nella manifestazione di Dio sul Sinai, quando ha costituito il suo popolo. Attraverso l’avvenimento di Pentecoste, la Chiesa diventa non soltanto la manifestazione dell’intenzione di Dio, ma la realtà del disegno di Dio in mezzo agli uomini. Di fatto, il primo frutto della venuta dello Spirito Santo, per l’investitura degli apostoli, per la loro missione che esprimono con la predicazione e la celebrazione del mistero eucaristico, è questo: “la moltitudine era un cuore solo e un’anima sola”. Molti si riunivano per ascoltare l’insegnamento degli apostoli, per celebrare la cena del Signore, e celebrando insieme, esprimere la gioia, la riconoscenza, la gratitudine a Dio attraverso l’amore per i fratelli.
Gli Atti degli Apostoli, a più riprese, notano che tutti erano unanimi, che tutti andavano d’accordo, che tutti erano un’anima sola e un cuore solo. Quando san Paolo vuole rimproverare quelli di Corinto usa un’espressione fortissima: “Forse che il Cristo è diviso?” E’ il più grande rimprovero dell’apostolo Paolo ad una chiesa, ad una comunità, a gente, che,secondo il precetto del Signore, doveva essere un cuore solo e un’anima sola.
Fino a questo momento abbiamo detto che la Chiesa di Dio è il popolo che Dio ha voluto costituire per sé, e che secondo la predicazione di nostro Signore Gesù Cristo è la famiglia dei figli di Dio. Poichè noi siamo figli del Padre nostro che sta nei cieli, di fatto, non semplicemente di nome, San Paolo esprime la stessa verità con la figura molto conosciuta del Corpo di nostro Signore Gesù Cristo. Ciò che è più pertinente in quest’immagine che Paolo propone per descrivere la Chiesa, è l’unione tra le membra. Noi pur essendo molti formiamo un corpo solo per l’unità che stabilisce in noi la redenzione operata da nostro Signore Gesù Cristo. Gesù Cristo col suo sangue ci riconcilia con il Padre e fa di tutti noi una cosa sola.
Nella lettera agli Efesini dice: “Di due popoli fa un solo popolo” Noi possiamo dire, e si può dire ancor meglio: di tutte le persone fa un popolo solo. Secondo l’intenzione espressa da nostro Signore Gesù Cristo e che abbiamo ricordato nella settimana dell’unità della Chiesa con le parole “ut unum sint”, “perché tutti siano una cosa sola come tu e io, Padre, siamo uno solo”. Voi capite: che la sostanza della vita cristiana, veramente, di fatto, è una accettazione cosciente, libera, volontaria, gioiosa da parte nostra, di Dio nostro Padre in tutta verità, che il modo attraverso cui o per mezzo del quale si edifica il Regno di Dio in mezzo a noi, è un’accettazione cosciente, libera, volontaria, gioiosa da parte nostra, di essere la Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo, come l’ ha voluta nostro Signore Gesù Cristo, che ha eseguito il piano concepito antecedentemente dal Padre, e che questo piano, la Chiesa, è attuato per l’azione dello Spirito Santo che nei nostri cuori diffonde la carità, cioè, la capacità di volerci bene. Quindi la sostanza del cristianesimo è qui. E tutte le virtù, tutti i sentimenti, tutti i pensieri, tutti gli atteggiamenti e i comportamenti, che sono veramente cristiani, devono tendere a questo, perché la volontà di Dio si compia pienamente in noi e il suo Regno, che è in mezzo a noi, entri nel vivo della nostra persona per estendersi in tutti i settori della nostra esistenza.
Quando oggi, in seguito alla celebrazione del concilio, voi sentite parlare di Chiesa, non ascoltate un discorso (tanto per ascoltare un discorso): la Chiesa non è una novità, la Chiesa è la realtà più vera, più sostanziale, la più importante del cristianesimo. Non so se storicamente siamo capaci di cogliere il significato degli avvenimenti. Se nella storia della Chiesa si è verificata la celebrazione di un concilio, non è accaduta qualche cosa di poco conto. Il Concilio è l’avvenimento più importante che si possa verificare nella vita della Chiesa. Se questo concilio ha avuto come tema fondamentale la Chiesa e lo ha sviluppato in tutti i suoi documenti, da quello della liturgia a quello sul mondo contemporaneo, vuol dire che il discorso sulla Chiesa è un discorso importante. Se poi questo concilio aveva come scopo il rinnovamento, l’aggiornamento della chiesa, vuole dire che i cristiani avevano bisogno di rinnovarsi proprio come Chiesa.
Detto molto semplicemente, vuol dire che: se nella Chiesa si sentiva il bisogno di corrispondere all’intenzione di Dio “ut unum sint”, e di corrispondere all’azione dello Spirito Santo che vuole fare dei credenti in Dio un’anima sola e un cuore solo, vuole dire che nella Chiesa c’era questo male. Lo scopo del concilio è stato proprio questo.
La situazione, dopo pochi anni dalla celebrazione del concilio, non si può ancora dire (adesso) mutata. Il concilio ha rimediato a tutto? No. Il concilio ha evidenziato i mali che ci sono, in un certo qual senso li ha acquisiti e ha dato l’occasione perché si manifestassero pienamente. Il concilio è stato anche un atto di liberazione, di scarcerazione, per cui tutti si sono sentiti in libertà e hanno potuto manifestarsi.
Tutti oggi si chiamano ” Chiesa” e hanno la facoltà di manifestarsi, ma se ci fosse san Paolo in mezzo a noi, direbbe: “Forse che Cristo è diviso?” perché ognuno pretende d’essere Chiesa alla propria maniera? C’è una sola maniera d’essere Chiesa, quella voluta da nostro Signore Gesù Cristo che ha compiuto la volontà del Padre, che si attua attraverso lo Spirito Santo, il Quale a sua volta compie la volontà del Padre e del Figlio.
Dobbiamo prendere veramente coscienza di questa situazione e dobbiamo anche sapere che il meglio non è in nessun altro posto e in nessun altro mezzo, se non nella fedeltà al piano di Dio, nella fedeltà alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, attraverso i mezzi stabiliti da nostro Signore Gesù Cristo, operanti in noi per l’azione dello Spirito Santo.
> Lo Spirito Santo opera: attraverso il ministero della parola, attraverso il ministero liturgico sacramentale, attraverso il ministero pastorale, perché così ha stabilito nostro Signore Gesù Cristo Non Paolo VI o il cardinale Ottaviani!!!
Per tutto quello che sentiamo dire della Chiesa, da una parte non dobbiamo meravigliarci e dall’altra dobbiamo renderci sempre più conto, che il discorso sulla Chiesa è importante ed è essenziale e, se noi non comprendiamo questo discorso, non comprendiamo il cristianesimo.
Il mistero trinitario.
Vi parlo del mistero della Trinità perché vi ho parlato del mistero della Chiesa.
Perché Iddio salva gli uomini a modo di popolo ?
A modo di corpo del suo Figlio prediletto ?
A modo di famiglia?
A modo di pietre vive che si edificano in tempio santo dello Spirito?
Perché Dio è così e noi siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio.
Che cosa significa: Dio è così?
Significa che Dio sono tre Persone e sono un Dio solo.
Noi abbiamo appreso dal catechismo il mistero della Trinità come uno dei punti oscuri da cui non si ricava niente. Iddio non si prende i gusti, che si possono prendere gli insegnanti, di dire le cose per mettere in imbarazzo gli alunni.
Se Iddio dice qualche cosa, è perché Egli è qualche cosa.
Se Iddio dice qualche cosa è perché Egli vuole fare qualche cosa.
Se Iddio dice qualche cosa è perché Egli vuole comunicare qualche cosa.
Se Iddio dice qualche cosa è perché vuole fare partecipi gli altri di ciò che Egli è.
Ora, il mistero profondo di Dio, la profondità arcana della vita di Dio è che Dio non è solo.
“Non è bene che l’uomo sia solo” perché Dio non è solo. Dio non è in una solitudine infinita. Dio è in una comunione infinita che si attua infinitamente ed eternamente tra il Padre e il Figlio nello Spirito. Iddio che sono tre Persone – la grammatica non serve – sono un Dio solo nell’amore. Che cosa unisce il Padre al Figlio? Che cosa unisce il Figlio al Padre? Il loro Amore infinito.
Perché il Padre è la prima Persona ? Perché è tutto riferito al Figlio, è tutto per il Figlio, è tutto nel Figlio. Gesù potrà dire:”chi vede me vede il Padre”. Allora capite, cosa vuol dire Persona in Dio: è essere tutto per l’altro, è essere nell’altro incondizionatamente ed infinitamente.
La stessa cosa è per il Figlio. Il Figlio è tutto per il Padre, è tutto del Padre, è totalmente nel Padre.
Questo movimento di amore infinito, che va dal Padre al Figlio dal Figlio al Padre, non è semplicemente una disposizione o per dirlo con i nostri mezzi un sentimento, ma qualche cosa di essenziale, di costitutivo dell’essere di Dio. Qualche cosa che può essere una realtà, non può essere che una Persona, perché la realtà attinge il massimo della propria realizzazione nell’essere persona.
Questa realtà, questa Persona è lo Spirito Santo, l’amore infinito, l’amore personale, l’amore in Persona in Dio.
Questa è la risposta all’interrogativo:
perché Iddio vuole la Chiesa,
perché vuole fare di noi un popolo solo,
perché vuole fare di noi il corpo del suo Figlio unigenito,
perché vuole che siamo le pietre vive che si edificano insieme per costruire un unico edificio,
perché vuole che noi siamo le pecorelle dell’unico ovile, i tralci dell’unica vite!
Tutte le figure bibliche!
Avendo voluto comunicare a delle creature l’intimo del suo essere e l’intimo della sua natura, avendo voluto introdurre delle creature alla partecipazione della sua esistenza e quindi del suo modo di esistere e del suo modo di vivere, non poteva volere diversamente. Le cose non potevano stare che così: noi siamo il riflesso di Dio, noi siamo l’immagine di Dio, noi siamo fatti a somiglianza di Dio perché siamo persone, perché realizziamo noi stessi nell’attuare i nostri rapporti con gli altri.
Uno non è persona, secondo il nostro linguaggio non ha una personalità, perché ha moltissima intelligenza, moltissime qualità, moltissima abilità. Uno diventa una personalità quando mette la sua intelligenza al servizio degli altri, quando attua la sua capacità di voler bene in atti di amore, quando comunica con altri le sue capacità, le sue genialità, le sue doti. Altrimenti, è un egoista.
Un egoista non potrà mai essere una personalità. Sarà un personaggio, ma non sarà mai una persona sviluppata. Anche nel giudizio corrente uno acquista i diritti, i doveri della persona, in proporzione della sua capacità di mettersi in relazione con gli altri e di attuare i suoi rapporti con gli altri. E, meno può attuare i suoi rapporti con gli altri, più è soggetto agli altri. Meno è considerato come persona davanti ad un giudizio umano, meno è responsabile anche di quello che fa. Comprendete quindi che questo piano di Dio, attraverso il quale si realizza il suo Regno in mezzo a noi, intanto corrisponde al fatto che Dio vuole renderci partecipi della sua esistenza, ed è il modo più pertinente, più adatto, quindi più autentico e più vero, perché noi possiamo essere ” noi”.
Io non sono io perché dico “io”.
Io sono io in quanto posso dire: “io e tu”.
E, questo “io e tu” lo posso dire sempre più profondamente, sempre più veramente, sempre più frequentemente.
Verrebbero in mente tanti mariti e tante mogli!.. C’è un amore e un dovere di amore che è legato alla persona e c’è un amore che è legato alla natura della persona.
Quello che io volevo dire e che soprattutto vuole dire nostro Signore Gesù Cristo attraverso il suo vangelo, quello che vuole dire il messaggio cristiano l’avete più o meno inteso. Lo svolgimento della storia della salvezza coincide con la rivelazione di ciò che sono e di ciò che fanno nel loro intimo le Divine Persone.
La redenzione si compie quando il Padre ha fatto la sua parte nell’Antico Testamento,tutto riferito a Colui che doveva venire, a nostro Signore Gesù Cristo, al Figlio.
La redenzione si compie quando il Figlio ha dato la sua parte, che va dall’annunciazione all’ascensione in cielo, dall'”Ecco Padre io vengo per fare la tua volontà”, al “consummatum est” pronunciato sulla croce, sempre riferito al Padre.
Quando tutto questo riferimento del Padre verso il Figlio nell’Antico Testamento e del Figlio verso il Padre nel Nuovo Testamento si è compiuto, “consummatum est”, è il momento della missione dello Spirito Santo, è il momento di Pentecoste, è il momento della pienezza in cui tutto ormai è compiuto, perché si possa realizzare quella vita di partecipazione con la vita di Dio, nella Chiesa.
In quale modo?
Dio ha voluto rendere gli uomini partecipi della sua natura e della sua esistenza. Dio evidentemente non fa le cose a metà e ci dà anche le indicazioni e soprattutto i mezzi – e notiamolo per sempre – i mezzi divini, cioè soprannaturali e sovrabbondanti, che vanno infinitamente al di là d’ogni nostra aspirazione, d’ogni nostra esigenza, addirittura al di là del necessario. Noi usiamo questi mezzi secondo l’istituzione fondata da nostro Signore Gesù Cristo, nella quale si compie la pienezza del significato e della efficacia della parola di Dio, perché è la parola di Dio in persona. La Parola di Dio diventa espressione di amore impensabile nel momento in cui Gesù Cristo sacrifica se stesso.
Qui abbiamo tutta l’espressività dell’amore di Dio,l’amore più alto quando il Padre dona suo Figlio,
quando il Figlio dona se stesso per noi,
quando il Padre ama il mondo fino a dare il Figlio primogenito
quando il Figlio ci ama al punto di dare tutto se stesso:
– di dare il suo corpo per la nostra salvezza,
– di versare il suo sangue per la nostra salvezza
– per stabilire la nuova alleanza,
– per stabilire i nuovi rapporti degli uomini con Dio e degli uomini tra loro.
Qui Gesù Cristo diventa il pastore in pienezza – ecco l’ufficio pastorale della Chiesa – perché dà la vita per le proprie pecorelle. Altro che servizio! Altro che gerarchia di servizio! Gesù Cristo dà la propria vita per le pecorelle e va avanti, con tutti i rischi di andare a finire male. Più male di così non poteva andare a finire quel pastore delle anime nostre che è nostro Signore Gesù Cristo!
Qui Gesù Cristo pone le condizioni perché noi abbiamo a ricevere lo Spirito Santo, perché qui si esprime totalmente l’amore del Padre e l’amore del Figlio. Stabilisce la presenza dello Spirito Santo in mezzo agli uomini, negli uomini, e ha inizio la missione dello Spirito Santo.
Ma dov’è il punto di unione, il legame tra ciò che vuole fare Dio Padre Figliolo Spirito Santo, Dio solo, nell’unità dell’amore infinito e gli uomini unanimi, un cuor solo e un’anima sola, per la carità che diffonde nei loro cuori lo Spirito Santo ? Noi troviamo questa risposta nel mistero eucaristico: la pienezza della parola di Dio, la pienezza dell’espressività dell’amore di Dio, la pienezza dell’azione pastorale.
Nel mistero eucaristico da una parte c’è la pienezza di ciò che compie il Padre il Figlio e lo Spirito Santo e dall’altra parte c’è, per gli uomini, la pienezza di capacità di diventare unanimi.
E’ proprio questo il mezzo istituito da nostro Signore Gesù Cristo, evidentemente per volontà del Padre, perché, qui, possa compiere la sua missione lo Spirito Santo.
Il mistero eucaristico è la pienezza di ciò che compie il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Consideriamo per un momento l’isolamento in cui è stato confinato il mistero eucaristico da una certa presentazione catechistica: ” l’eucaristia è il sacramento che sotto le specie del pane e del vino ecc. ” E’ giusto, non contiene nessuna eresia, dice tantissime cose, ma è veramente un Gesù Cristo fatto a pezzi! L’eucaristia è Gesù Cristo in persona: “Chi mangia di me vive di me” E’ la conclusione del discorso di san Giovanni al capo sesto. Subito dopo nostro Signore Gesù Cristo fa un riferimento che si può interpretare in diversi modi, ma che realmente dice lo scopo: “Come il Padre vivente ha mandato me e io vivo del Padre e per il Padre, così chi mangia di me vive per me e vive di me”.
Quando Gesù Cristo promette l’eucaristia – sempre al capo sesto di san Giovanni – continua a parlare del Padre che dà un pane, che non è come il pane che i padri hanno mangiato nel deserto, ma è il pane di vita. Il pane di vita è nostro Signore Gesù Cristo, il pane di vita è la sua parola, il pane di vita è certamente l’eucaristia.
Chi dà l’eucaristia agli uomini? Chi dà il Figlio al mondo perché lo ama al punto da donare il Figlio? E’ il Padre.
Per ognuno di noi, quando si compie questo dono in un modo eminente? Radicalmente è nel momento del Battesimo, ha la sua crescita nella Cresima, ma ha la sua attuazione piena al momento della celebrazione eucaristica. In questo momento il Padre mi ama al punto di dare suo Figlio.
Noi abbiamo isolato il mistero eucaristico e abbiamo fatto di Gesù il divino prigioniero dei tabernacoli. Gesù da solo nella chiesa vuota! La solitudine di Gesù nell’eucaristia è uno dei temi romantici di un certo cristianesimo, risolto con la lampada che tenga compagnia a nostro Signore Gesù Cristo! Gesù ha detto: “Il Padre non mi lascia mai solo”!
Capitemi bene! Con questo non voglio dire che dobbiamo confinare Gesù nel tabernacolo, lasciarlo solo, ma pensiamo a Lui che fa compagnia a noi. Nella “presenza” del tabernacolo, nell’incontro del tabernacolo c’è il Padre. Se il Padre è Padre, non è mai così Padre come al momento in cui si intrattiene col Figlio suo, donato a noi!
Il Padre ci dona il Figlio suo nella celebrazione liturgica del mistero eucaristico.
Qui il Padre porta avanti il suo disegno. Lo attua.
Che cosa vuole fare il Padre quando ci dà il suo Figlio unigenito e prediletto?
Dopo averci riconciliato nel sangue del suo Figlio, vuole la comunione a nostro Signore Gesù Cristo.
Non alle specie!..Qualcuno dice la comunione sotto le due specie…
Secondo una delle tante espressioni della rivelazione prendiamo la lettera agli Efesini al capitolo primo: il Padre vuole tutti ricapitolare, il Padre vuole tutti unificare, il Padre vuole tutti mettere sotto il Capo che è nostro Signore Gesù Cristo.
La comunione a Gesù Cristo: noi e Gesù Cristo, Gesù Cristo e noi…
Nella celebrazione del sacramento eucaristico c’è una Persona operante, che sta prima ed è il Padre che ci unifica a Gesù Cristo.
Nella celebrazione del sacramento eucaristico, è il Padre che ci unifica, che ci ricapitola, che ci pone sotto il Capo.
Quest’espressione “ci pone sotto il Capo” potrebbe essere fastidiosa per la gente del nostro tempo, perché noi pensiamo subito al capo che comanda. Noi parliamo del Capo da cui fluisce la vita, da cui fluisce l’unità. Parliamo del Capo che ci unisce tra noi.
Il compaginamento del corpo di nostro Signore Gesù Cristo avviene ad opera del Padre nel momento in cui ci dà il Figlio suo, nel mistero eucaristico. Naturalmente nell’eucaristia c’è anche nostro Signore Gesù Cristo. Ho detto questo “anche” paradossalmente.
Gesù in quel momento, – nel momento in cui siamo raccolti intorno alla realtà del mistero eucaristico:
ci riconcilia con il Padre, ci rende ostie gradite al Padre, dandoci il suo corpo ci redime, dandoci il suo sangue ci purifica, dandoci il suo corpo e il suo sangue ci riconcilia con i fratelli, fa di due popoli un solo popolo , fa di tutti i popoli l’unico popolo di Dio, fa di tante membra sparse, le membra organiche di un solo Corpo. Non ho detto che fa un corpo organico, perché potrebbe costituire un’espressione pericolosa.
Il Padre e il Figlio fanno tutto questo per mezzo dello Spirito. Noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nel Battesimo e ci è stato confermato con la Cresima. Lo Spirito Santo nel momento del Battesimo ci ha inserito in Cristo perché avessimo la vita da Lui. Questo inserimento è stato approfondito al momento della Cresima. Ricordiamo che lo Spirito Santo è colui che esprime tutto l’amore del Padre che ci dona il Figlio, tutto l’amore del Figlio verso il Padre. Ricordiamo che lo Spirito Santo è l’amore infinito del Padre e del Figlio. E’ nello Spirito Santo, è in questo amore infinito che Dio ci unifica.
Sì, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo fanno una cosa sola ma ognuno -per dire così- ha un suo compito.
Il compito di portare a compimento l’iniziativa del Padre è l’opera di nostro Signore Gesù Cristo .
Nel mistero eucaristico, che è la pienezza dell’opera di Dio, è lo Spirito Santo che opera.
Quella carne, che costituisce il nostro cibo – il pane che ci aduna per partecipare ad una mensa sacrificale – per opera di chi è stata concepita?
Quel corpo di Cristo che è morto sulla croce, che è stato vivificato, dal Padre, per opera di chi è risuscitato?
Nel credo diciamo: “per opera dello Spirito Santo che è Signore e dà la vita
E’ nella potenza dello Spirito che il Padre ha risuscitato suo Figlio. Quella carne e quel sangue è Cristo risuscitato e, Cristo risuscitato è vivificato, quindi è reso vivificante – lo dice anche il concilio – proprio per la presenza e per l’azione dello Spirito Santo.
Perché è resa vivificante, se non perché costituisca il principio di quella vita cristiana che consiste nel fare di tutti noi le membra di un solo corpo, quindi nell’unificarci e vivificarci unificandoci?
Allora avviene che: tutti coloro che partecipano alla celebrazione del mistero eucaristico, tutti coloro che mangiano il corpo di nostro Signore Gesù Cristo e bevono il sangue di nostro Signore Gesù Cristo sono chiamati per nome, perché diventino l’unica famiglia dei figli di Dio, e sono posti nella condizione di diventare sempre di più le membra compaginate nel corpo di nostro Signore Gesù Cristo.
C’è una bellissima espressione di sant’Agostino che in questo momento non so ripetere letteralmente.
Che cosa dice l’apostolo? Che noi siamo le membra del corpo di Cristo. Ricevete il corpo di nostro Signore Gesù Cristo? Allora siate le membra di questo corpo. Fare la comunione è essere, è tendere ad essere le membra del corpo di nostro Signore Gesù Cristo. Per questo il concilio dice che “nella celebrazione eucaristica è mirabilmente espressa ed efficacemente operante l’unità della Chiesa, senza della quale non ci può essere salvezza.
Quand’è che le nostre celebrazioni diventeranno espressioni mirabili della nostra unità? Quand’è che le celebrazioni a loro volta diventeranno il mezzo efficace, potente, capace di realizzare tra noi, prima di tutto, e con gli altri, quell’unità senza della quale non ci può essere salvezza?
Per le nostre celebrazioni liturgiche, ditelo, predicatelo sui tetti, non importa che ci sia tanta gente, non importa che ci sia tanto interesse, importa che esse siano espressioni di unità, importa che siano momenti di unità, importa che siano sorgenti di unità.
Le nostre celebrazioni, per essere delle celebrazioni eucaristiche, devono essere celebrazioni dell’unità della Chiesa.
La comunione, da comunione sacramentale, deve diventare comunione ecclesiale.
La comunione sacramentale ha lo scopo di produrre la comunione ecclesiale.
La comunione al Corpo sacramentale di nostro Signore Gesù Cristo deve produrre la comunione nel Corpo mistico di nostro Signore Gesù Cristo
OM 195 Azione Cattolica 69 – Chiesa -Trinità- Eucaristia